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Il Museo dei RRicordi


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I modelli della Rivarossi nelle nostre foto e nei nostri ricordi


Il plastico, chiamiamolo così :-))), risale al 1962 ed era nato con il vincolo genitoriale di essere solo una tavola da appoggiare sul letto e da rimuovere prima di andare a dormire.

Per cui le dimensioni erano obbligate (90x190) e non ci doveva essere alcun collegamento elettrico salvo l' alimentazione (il trasformatore è visibile nell' angolo in alto a sinistra della prima foto ed alimenta il binario posto a pochi centimetri di distanza).


Utilizzai il binario della serie RR, quello con il profilato nero, curve di 80 cm di diametro e scambio pure lui con il tratto curvo R= 40,in modo che con la sola controcurva si veniva a creare tra il binario di corsa ed il tronchino l' interasse sufficiente per ospitare la banchina Rivarossi.

Se infatti avessi usato il binario R=40 standard, avendo lo scambio standard il raggio 60, avrei dovuto aggiungere un tratto dritto prima della controcurva e avrei ulteriormente ridotto la lunghezza del tronchino stesso.

Lo scambio era quello manuale con gli aghi realizzati in lamierino sagomato, non so se te lo ricordi.

Sotto il binario c' era la massicciata Rivarossi di spugna grigia; quella dello scambio era stata adattata al particolare tipo di aghi ed al diverso raggio di curvatura.

Dato che la posa dell' armamento non era stata particolarmente laboriosa [:-)))], cercai (nei limiti delle mie capacità e disponibilità di dodicenne) di dare una certa dignità al paesaggio.

Come fabbricati ferroviari, c' erano Dubino, Torre dell' acqua, Magazzino piccolo, Terminale e Casello (quello con il pozzo con catenella !!!) di Rivarossi, Scalo merci e Cabina di blocco Faller; non riesco a ricordare cosa fosse il fabbricato grande in basso a destra della prima foto.

I fabbricati civili erano Faller , anche se mi sembra che due o tre casette montate fossero di un' altra marca; gli alberi erano i mitici abeti componibili Faller, gli omini Preiser, i veicoli Wiking (il furgone postale che si vede nella terza foto tra la stazione e lo scalo merci aveva le porte apribili).

L' asfalto era direttamente verniciato sul legno scartavetrato, solo il distributore di benzina aveva incollato sotto un foglio con la riproduzione della pavimentazione.

Lo spartitraffico centrale era fatto con listelli di balsa verniciati in bianco; lungo la strada che corre dal lato opposto alla stazione c'erano i paracarri, anche se la staccionata era discontinua perchè non me ne era avanzata abbastanza dopo aver completato la zona ferroviaria della stazione.

 Un fabbricato che mi piaceva molto era la cabina di trasformazione elettrica che si vede sullo sfondo in alto nella prima foto o a destra in alto nella quarta foto: era della Vollmer ed aveva una discreta riproduzione degli isolatori in entrata e uscita, tanto che mi era venuta la tentazione di mettere i pali della luce e stendere i fili: mi convinsi presto che, date le movimentazioni serali della tavola, non era proprio cosa.

Il materiale rotabile che si vede o intravede era composto da: E 428 semiaerodinamico con un treno di carri botte a due assi, tra i quali quello con le due cisterne longitudinali rosse e nere e quello con le sei trasversali grigie; sul tronchino il carro F senza garitta, il carro Ltm normale, il carro per trasporto vino e il carro Ltm con il carico di carbone.

Finisco qui, se no la superficie di questa e-mail diventa maggiore di quella del plastico; è comunque qualcosa che ricordo con grande nostalgia, anche perchè lo dovetti dar via quando ci trasferimmo da Este a Padova, nel 1963: a casa nuova non c' era spazio :-(((.

Chissà che fine avrà fatto ?    AF

 

 


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