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Uso degli attrezzi per fermodellismo -VIII
                                                                                                                                                                     N. 78 Gennaio 75

 

Alesatori

A completamento di quanto detto l'ultima volta, osserviamo che i fori eseguiti con punte da trapano
ben raramente rispondono alla precisione richiesta da accoppiamenti del tipo di quelli ivi descritti.

Sul diametro del foro influisce, infatti, oltre allo stato di affila tura della punta, la precisione
del mezzo impiegato per la foratura.

Usando un trapano a mano, ad esempio, è facile -per non dire certo- che la punta si presenti leggermente obliqua, con le conseguenze che è superfluo illustrare.

Quando si vogliano ottenere fori molto precisi, si ricorre all'alesatura operazione successiva e complementare alla foratura, e non sostitutiva -che apporta ai fori le necessarie correzioni di dimensioni e di assialità, rendendone anche più levigata la superficie interna.

L'attrezzo idoneo a questa operazione è l'alesatore, che può essere azionato a mano o a macchina.

Gli alesatori per fori cilindrici lavorano come le punte da trapano, cioè con moto rotatorio associato a moto di traslazione secondo l'asse del foro.

L'aspetto esteriore di un alesatore non pare, ad un profano, molto diverso da quello di una punta elicoidale da trapano, ma non inganna certo chi ha un minimo di pratica. Un alesatore è costituito da una barretta cilindrica
di acciaio speciale temperato, dotata per un buon tratto della sua lunghezza di scanalature longitudinali
munite di tagliente, cioè di spigolo a scalpello atto a staccare piccoli trucioli.

Talvolta le scanalature sono lievemente elicoidali, più spesso diritte. L'estremità della parte scanalata è conica,
in modo da consentire un imbocco corretto. Come già accennato, infatti, l'alesatura va preceduta dalla foratura, da eseguire con diametro di qualche decimo di mm minore del finito.

Ad esempio, volendo alesare a Ø 3, si prefora con punta elicoidale e5 2,75 e poi si passa l'alesatore.

Il gambo dell'alesatore, che si estende per meno di metà lunghezza, ha diametro di 0,1 -:- 0,2 mm
minore del diametro nominale e termina con un codolo quadrato, al quale si applica il "giramaschi", sorta di leva
a due braccia con morsetto centrale che prende il codolo quadro.

Afferrato il giramaschi all'estremità dei bracci, si introduce nel foro l'estremità conica dell'alesatore di quel tanto che basti a garantire una buona guida durante il lavoro, e si imprime all'utensile un moto lento di rotazione, esercitando nel contempo una certa pressione in senso assiale per ottenerne la traslazione.

Se il foro è passante, l'alesatore dovrà attraversarlo per intero ed uscire dalla parte opposta all'entrata.
Se il foro è cieco... beh, lasciamo perdere!

Neppure è il caso di parlare dell'alesatura a macchina, dati i mezzi inadeguati a disposizione.

Diciamo, invece, che è difficile trovare in commercio alesatori per diametri inferiori a 3 mm, quali sarebbero
i più utili per i modellisti.

Bisogna dunque imparare... ad arrangiarsi altrimenti, soprattutto usando punte da trapano correttamente affilate.

La tornitura interna -argomento trattato nel Cap IV - è una vera e propria alesatura: se ne possono ottenere risultati assai soddisfacenti, ma su fori... non inferiori a Ø 3, a meno che non si sappia fabbricare un utensile apposito, di forma corrispondente a quella illustrata nella fig. 13, che possa passare anche entro fori più stretti.

Ma non è roba da principianti!

Viti e madreviti

Il modellista esigente sa quale pena costi la ricerca delle viti occorrenti per una determinata applicazione.

A parte le seccature che si infliggono agli altri, le viti eventualmente reperite sono., o troppo grosse,
o troppo piccole., o troppo lunghe, o troppo corte, o con testa inadatta, e via dicendo. C'è da impazzire!
Donde l'opportunità di acquistare la indipendenza anche in questo campo. E' un lavoro non difficile, a parte la necessità di procurarsi una certa attrezzatura, che ora descriveremo.

Precisiamo che l'operazione prende il nome di filettatura. Con essa si genera il filetto di una vite o di una madrevite: la filettatura intorno a un gambo genera una vite, quella sulla parete interna di un foro una madrevite.

La prima si ottiene con un utensile detto filiera, la seconda mediante maschi.

L'elemento essenziale di una filettatura è il passo, cioiè la distanza, misurata assialmente., tra un filetto e il successivo: corrisponde all'avanzamento della vite (avanti o indietro) per ogni giro.

Altri elementi importanti sono: il diametro esterno o nominale (si usa per la designazione), il diametro interno
o di nocciolo (misurato sul fondo dei solchi fra i filetti) e il diametro medio, che viene misurato a metà altezza
dei filetti ed è praticamente la media fra i diametri esterno ed interno.

Importante è pure il profilo, cioè la forma della sezione trasversale del filetto. Nelle viti usuali di interesse modellistico il profilo è triangolare; molto usato per viti importanti è il profilo trapezio.

Perchè una vite ed una madrevite possano andare d'accol1do, devono avere diametri corrispondenti e
il medesimo passo.

Le filettature di maggiore interesse per noi riguardano le viti più piccole, diciamo fino a Ø 3, appartenenti al sistema cosiddetto metrico (tralasciamo il sistema inglese Whitworth). Esse sono unificate: stralciamone le caratteristiche dalle tabelle:


 
  Diametro
nominale
Passo Diametro
Interno
Diametro
medio
  1,0 0,25 0,676 0,838
  1,2 0,25 0,876 1,038
  1,4 0,30 1,010 1,205
  1,7 0,35 1,246 1,473
  2,0 0,40 1,480 1,740
  2,3 0,40 1,760 2,040
  2,6 0,45 2,016 2,308
  3,0 0,50 2,350 2,675

Una filettatura si designa brevemente col diametro esterno e il passo.

Così, ad esempio:

M 2 x 0,4

in cui M indica il sistema (metrico, nel nostro caso; W indicherebbe il sistema Whitworth),
2 il diametro esterno o nominale e 0,1 il passo (per la rappresentazione schematica nei disegni tecnici,
vedi Cap III).

Esecuzione delle filettature

Abbiamo già detto che le viti si fanno con le filiere, le madreviti con i maschi.

Cominciamo dai maschi. Essi sono sostanzialmente delle viti in acciaio temperato, prolungate in un gambo
cilindrico con codolo quadro per la manovra; la parte filettata, conica all'estremità, è solcata da due o tre scanalature assiali a gola, i cui spigoli formano i taglienti che incidono la filettatura nelle pareti del foro e,
nello stesso tempo, consentono lo scarico dei trucioli.

La parte attiva è l'estremità conica, detta imbocco o invito; il resto serve solo da guida.

Per ogni diametro, occorre una serie di tre maschi: il primo agisce da sbozzatore, il secondo dà una maggiore penetrazione, il terzo è il finitore.

Prima di filettare, bisogna predisporre opportunamente il foro, come dalla tabella che segue:
 

  Diam.
nominale
M 1,0
M 1,2
M 1,4
M 1,7
M 2,0
M 2,3
M 2,6
M 3,0

Diam.
della punta
0,7
0,9
1,1
1,25
1,5
1,75
2,0
2,5

Innestato nel giramaschi il maschio sbozzatore (porta in genere una riga sotto il codolo), se ne introduce
la punta nel foro, controllando con una squadra che il suo asse coincida con quello del foro; altrimenti
si rischia la rottura del maschio, quasi certa con i diametri più piccoli. Poi si ruota il maschio lentamente
e ad intermittenza:ad ogni mezzo giro -ed anche meno per piccoli diametri - è opportuno retrocedere per provocare il distacco e la fuoruscita del truciolo che va formandosi.

Per fori profondi (profondità relativa al diametro, si intende) è consigliabile estrarre ogni tanto il maschio
e pulirlo dai trucioli che vi aderiscono. Con l'esperienza, si acquista la sensibilità che consente di graduare
l'azione alle possibilità del maschio, evitando di seminare la propria strada di... morti, com'è facile per i
 minuscoli nuclei dei maschi più piccoli.

Passato il primo maschio, si passano successivamente il secondo (due linee sotto il codolo) e il terzo
(tre linee o nulla.), badando che essi si introducano esattamente nella filettatura tracciata in precedenza.

E' più che opportuno lubrificare il maschio, con olio di macchina se si lavora acciaio, con petrolio o acqua saponata per ghisa, bronzo, ottone e alluminio.

Le filiere sono costituite da un corpo cilindrico in acciaio temperato con un foro centrale filettato interrotto
da tre o quattro solchi assiali, sui bordi dei quali si formano gli spigoli taglienti; gli imbocchi presentano
una certa conicità.

Per il lavoro, la filiera viene serrata con due viti nel portafiliere, che è una leva a due braccia con sede centrale per l'utensile.

L'operazione di filettatura si compie in una sola passata: sull' estremità un po' rastremata del cilindro
o del gambo da filettare, serrato nella morsa, si appoggia l'imbocco della filiera, alla quale si imprime
un lento moto di rotazione col girafiliere afferrato alle estremità, esercitando nel contempo in senso assiaIe
una pressione sufficiente a far "mordere" la filiera.

Occorre controllare accuratamente la coassialità della fili era col gambo, prima di procedere nel lavoro con rotazione intermittente, come già illustrato per i maschi.

Coperta la zona da filettare, si gira la filiera in senso contrario con cautela, per non rovinare il filetto.

Il diametro dello stelo da filettare dev'essere un po' minore del diametro nominale della vite (0,22 volte il
passo) se d'acciaio; eguale o lievemente maggiore (circa 1/10 di mm) se di ottone.

Per le piccole viti, al modellista provvisto di UNlMAT conviene procedere così: montato sulla testa il mandrino
per punte da trapano, vi si immorsa un tondino di diametro opportuno, facendolo sporgere per quanto necessario a ricavarne la vite progettata; indi si tornisce fino al diametro determinato coi criteri esposti qui sopra.

Si blocca poi la filiera nell'autocentrante predisposto sul cannotto della contropunta, facendo poi scorrere il complesso sulle guide fino a imboccare la fili era sull'estremità del fusto pretornito.

Smontati i cinghioli della trasmissione, con la mano sinistra si aziona convenientemente il mandrino agendo
sulla puleggia, mentre con la destra si mantiene spinto il complesso con la filiera contro il fusto.

In tal modo è garantita la perfetta coassialità della filiera rispetto al fusto.

Valgono anche in questo caso, per l'esecuzione, gli accorgimenti descritti per l'operazione -chiamiamola così -
 "a mano libera ".

Per ogni diametro nominale; occorrono una filiera e una serie di tre maschi: una spesa non indifferente, dunque.

Per di più, gli utensili per i diametri più piccoli si trovano solo negli empori delle grandi città.

Ma se si vuole questa indipendenza, indispensabile al modellista di alto livello, bisogna rassegnarsi, diluendo la spesa nel tempo, cioè acquistando le varie serie man mano che se ne presenta la necessità.
 

 

Dal periodico Bollettino FIMF, per concessione del Consiglio direttivo FIMF
www.fimf.it