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Uso degli attrezzi per fermodellismo -IX
                                                                                                                                                                     N. 80 Maggio 75

 

Una decina di inviti a continuare -alcuni con parole tanto lusinghiere per la vanità dello scrivente, quanto esorbitanti i suoi pochi meriti -mi inducono a riprendere la rubrica, ma... con prudenza e con riserva, Si deve ammettere, infatti, che dieci adesioni -pur già numerose rispetto ai dissensi rappresentano meno del 2% sul totale dei Soci. Non varrebbe certo la pena di occupare due-tre pagine del Bollettino per destare l'interesse di così esigua schiera. Pertanto, signori Soci! Volete che si continui? Ebbene, fatevi vivi!

Per riprendere (provvisoriamente) il filo del discorso, tratterò -seguendo il suggerimento del sig. Cambiaso
di Genova, che ringrazio per questa utilissima forma di collaborazione -della lavorazione di elementi tubolari, come, ad esempio, la caldaia di una locomotiva.



Col nome di «caldaia», si indica generalmente il complesso comprendente la caldaia propriamente detta
(cioè il caratteristico corpo cilindrico percorso longitudinalmente da un fascio di «tubi di fumo»), il focolare,
la «camera a fumo», il camino, il duomo e altri accessori. A tutti gli appassionati è ben noto l'aspetto esteriore della caldaia propriamente detta con le sue cerchiature; forse meno noto é che, dal lato cabina, essa, conservando superiormente la forma cilindrica, si allarga e si apre verso il basso a costituire il focolare, l'avancorpo del quale è ben visibile davanti alla cabina in alcuni tipi di locomotive, ad esempio la 685 F.S.

Per la costruzione di una caldaia sarebbe conveniente partire da tubo di ottone di diametro, spessore
e lunghezza adeguati: diametro di circa mezzo millimetro maggiore del finito, spessore di almeno un mm., lunghezza comprendente anche il focolare (e un po' di sovrametallo alle estremità).

Sarebbe conveniente... ma, in pratica, è più eccezionale che raro trovare il materiale che faccia al caso.
Ragione per cui è consigliabile autocostruirsi anche il tubo, partendo da un rettangolo di lamiera cotta
di ottone dello spessore di un mm, lunghezza come sopra detto e altezza pari a 3,14 d, essendo
d il diametro esterno finito della caldaia diminuito di circa metà dello spessore della lamìera.

Si tornisca poi un pezzo di manico di scopa (in casa si trova sempre qualche relitto) a diametro pari a quello esterno finito meno due volte lo spessore della lamiera; poi, aiutandosi con morsa e pinze, vi si avvolga intorno
il rettangolo di ottone.

Per la rifinitura, bisognerà ricorrere anche ad un uso giudizioso del martello; gioverà anche far rotolare ripetutamente il tutto sul pavimento sotto un'asse di legno sulla quale appoggeremo il piede con tutto il nostro peso: e meglio per chi non sia magro come lo scrivente!

Sfilata l'anima di legno, si salderà il tubetto lungo la giunzione con brasatura forte: in mancanza della necessaria attrezzatura (v. Bollettino FIMF nn. 51-52-58), non sarà diffiicile farla eseguire a poco prezzo da qualche saldatore professionIsta. Se non vogliamo o non troviamo, possiamo sostituirla con saldatura a stagno
«per sovrapposizione», mediante una striscia di «carta di Spagna» applicata internamente sui lembi della giunzione.

Una semplice saldatura «di testa» dei lembi affacciati non reggerebbe ai notevoli sforzi generati dalla
successiva tornitura.

Data la notevole lunghezza del pezzo, la tornitura va eseguita fra le punte: ma come regolarsi, se il diametro interno del tubo è ben maggiore di quello delle punte? Ecco: tagliati due pezzetti lunghi 15-20 mm dal solito manico di scopa, torniamoli ambedue per circa 5 mm. al diametro interno del tubetto, in modo che questo
vi si calzi sensibilmente forzato.

Capovolti poi sul l 'autocentrante, creiamo le sedi di centratura. Infilando le zone tornite di questi due
«tappi» nelle estremità del tubetto e il complesso è pronto per essere montato fra punta e contropunta.

Essendone l'estremità troppo grande per entrare nella brida, conficchiamo nel tappo dal lato mandrino
un piccolo chiodo, che agganceremo con uno spago al platorello menabrida: il trascinamento è così assicurato.

La tornitura si conduce con l'utensile finitore a passate molto leggere. Eliminate le inevitabili irregolarità di superficie, con opportuna tornitura, profonda un decimo di mm o poco più, si potrà mettere in evidenza la cerchiatura.
 

 

Dal periodico Bollettino FIMF, per concessione del Consiglio direttivo FIMF
www.fimf.it