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Uso degli attrezzi per fermodellismo -IV        N. 73 Marzo 74
 

Tornitura interna

Giacché siamo... lanciati, passiamo ad un altro tipo di operazione: la tornitura interna.
Per risparmiare materiale (con quel che costa l'ottone...), seguitiamo a lavorare sul pezzo appena ottenuto,
nel quale vogliamo praticare un foro assiale del diametro di 9 mm (0 9).

Prendiamo il pezzo nell'autocentrante, lasciando un paio di mm fra l'estremità interna e la piattaforma.

Sul cannotto T della contropunta avvitiamo il mandrino a tre griffe per punte da trapano, accessorio noto
a tutti (per brevità, lo chiameremo, nel seguito, mandrino PT), e poniamo in esso una «punta da centro»
da 1,5 o 2 mm, reperibile in un qualsiasi negozio di ferramenta.

Allentata la vite S, facciamo scorrere il supporto R sulle guide K fino a toccare il pezzo con la punta da centro; blocchiamo la vite S e, messo in moto il mandrino a velocità moderata e allentate le viti E, spingiamo
lentamente con la leva F il pezzo rotante contro la punta da centro, fino a scavarvi un piccolo cratere
(tratteggiato nella fig. 12).
Sostituiamo ora la punta da centro con una punta da trapano 0 3 e foriamo il pezzo per tutta la sua lunghezza, operando nello stesso modo che abbiamo descritto per la centratura. Il foro di centraggio, ricavato precedentemente, ha lo scopo di creare un'imposta per la punta da trapano, ,che altrimenti scivolerebbe
sulla superficie del pezzo, si distorcerebbe e, comunque, attaccherebbe probabilmente il materiale in posizione scentrata. Disposta poi nel mandrino PT una punta 0 6, ripetiamo l'operazione di foratura; ultimata la quale, il pezzo avrà un foro assiale 0 6. La foratura è stata prevista in due tempi, essendo poco probabile che un principiante riesca con 1'UNIMA T ad 'eseguire d'acchito un foro 0 6.

In questa operazione, il tornietto lavora da «trapano sensitivo»: con la differenza che, nel trapano vero e proprio, il pezzo è fermo e la punta gira avanzando verso di esso, mentre qui avviene il 'contrario: ma è intuitivo che ciò non ha nessuna importanza agli effetti del lavoro. Il trapano si dice «sensitivo», in quanto l'azione manuale sulla leva è affidata alla sensibilità dell'esecutore, il quale deve imparare a graduare istintivamente la pressione sulla leva medesima.

Il mandrino PT dell 'UNIMA T non può prendere punte oltre il 0 6: se ciò fosse possibile, si potrebbe giungere alla quota voluta con successive operazioni di foratura. Nel nostro caso, invece, dovremo completare il lavoro mediante tornitura interna, che, in definitiva, è proprio l'operazione che vogliamo descrivere; ma essendo essa più lenta della foratura, conviene giovarsi di quest'ultima fin che è possibile.

Monteremo, dunque, sul portautensili l'utensile per foratura interna, ma non del tipo illustrato in fig. 7, utilizzabile solo per cavità di diametro assai più grande. A noi serve un utensile di forma particolare, come quello
che appare nella fig. 13, tecnicamente denominato «utensile a stelo con testa a profilo costante»: utensili di questo tipo si possono trovare negli empori di ferramenta, che esistono solo nelle grandi città (dai quali, tuttavia, ci si può rifornire per corrispondenza).


Sistemiamo ,dunque un tal tipo di utensile come mostra la fig. 13 (pianta), verificandone l'altezza della punta come precedentemente suggerito: si noti che l'asse dell'utensile è quasi parallelo all'asse del mandrino.

Prima di montare il portautensili, stringiamo la vite della slitta M fino a rendere leggermente dura la manovra del volantino N. Assicuriamoci che le viti E siano ben serrate e, con la consueta manovra di J e N, infiliamo la punta dell'utensile nel foro del pezzo e registriamone la posizione fino a sfiorare la superficie interna del foro, poi con J
portiamola fuori dal pezzo.

La scelta della velocità di lavoro si fa con la formula (1) del capitolo III, nella quale al posto di D si mette il diametro del foro.

Con N diamo uno spostamento ad M verso di noi di 0,1 mm ed eseguiamo la prima passata completa nel foro,
il cui diametro aumenterà di circa 0,2 mm. Riportato il carrello al punto di partenza, altro spostamento su N
di 0,1 mm e seconda passata; e così via, fino a raggiungere il diametro voluto.

Per controllare il procedere del lavoro, possiamo usare, fra una passata e l'altra, il calibro a corsoio, che è munito di due appendici (non riprodotte, per semplicità, nella fig. 8) idonee appunto alle misure di interni, come
mostra la fig. 14.
Due parole sulla precisione dello strumento.
Il calibro a corsoio, nella sua versione ordinaria, raggiunge l'approssimazione del decimo di mm: è pertanto sufficientemente preciso se ci basta che il diametro del foro sia compreso fra un decimo di mm in più e un decimo di mm in meno del valore richiesto
(9 mm nel nostro caso).

Vedremo in altra occasione come comportarci se si pretende una precisione maggiore.

Il foro ottenuto non sarà esattamente coassiale
con la superficie cilindrica esterna, sempre
a causa dell'imprecisione dell'autocentrante. Se la coassialità delle due zone è fattore essenziale
(e per giudicare di ciò, bisogna guardare alla destinazione del pezzo), le due superfici, esterna
ed interna, devono essere finite senza muovere
il pezzo dall'inizio alla fine, cioè senza smontarlo dall'auto centrante nelle fasi intermedie.
Ecco come si potrebbe procedere, partendo da una barretta della lunghezza di circa 40 mm:

1) tornitura cilindrica esterna a 0 15;

2) intestatura;

3) esecuzione del foro di centratura;

4) foratura fino a g 6 per profondità fino a 22 -7- 23 mm;

5) torni tura interna fino a g 9;

6) separazione con seghetto della parte lavorata;

7) seconda intestatura fino alla lunghezza voluta della parte lavorata, montata capovolta sull'autocentrante.

Tornitura fra le punte

Vogliamo ora costruire un alberino con Ø 12 mm e lunghezza di 100 mm.
In questo caso, data la rilevante lunghezza, la tornitura va eseguita fra le punte.

Procuriamoci una barretta Ø 13 mm di acciaio (per passare a un materiale più impegnativo e... meno costoso) della lunghezza di circa 112 mm, curando che le estremità siano abbastanza lisce e perpendicolari all'asse.

Innanzitutto dobbiamo ricavare i fori di centratura alle estremità: per questo, blocchiamone una
nell'autocentrante e spingiamo l'altra contro la punta da centro, come abbiamo visto nel paragrafo
precedente, dopo aver controllato che giri abbastanza centrata.

Data la lunghezza del tratto a sbalzo, qui bisognerà sorreggerla con la mano sinistra, mentre con la destra
si aziona la leva F; lavorare, quindi, a bassa velocità. Girato il pezzo, in modo analogo si ottiene il foro
di centratura dall'altra parte. Questa operazione richiede indubbiamente una certa abilità e molta attenzione:
ma, con la debita prudenza, non si faticherà troppo ad impratichirsi.

Sostituiamo ora all'autocentrante il platorello menabrida e collochiamo le due punte (fig. 2 a), una nel foro dell'albero del mandrino e l'altra nel cannotto della contropunta.
Infiliamo sopra un'estremità del pezzo la brida (figura 2 e) con l'appendice verso l'esterno e stringiamo a fondo
la vite; poi imbocchiamo sulla punta della testa il foro di centra tura del pezzo, in modo che la coda della brida entri in una delle tre asole del platorello.

Spostando il supporto della contropunta, impegnamo la seconda punta nel foro di centratura dell'altra estremità e blocchiamo il supporto sulle guide K con la vite S. Con U regoliamo esattamente la posizione della contropunta fino ad eliminare il gioco, ma in modo che il pezzo non sia troppo serrato. Infatti, mentre la punta della testa gira assieme al pezzo, quella della contropunta rimane ferma: bisogna perciò mettere un po' di grasso nel foro di centratura per evitare surriscaldamenti durante il lavoro.

Regolata la contropunta, blocchiamo anche la vite V e assicuriamoci che siano strette pure le viti E della testa.

Usando ora lo sfacciatore sinistro, riduciamo il diametro della parte vicina 81la contropunta a circa lO mm
su una lunghezza equivalente. Smontiamo il pezzo e, fissata la brida sull'estremità lavorata, rimontiamolo
con gli stessi criteri in posizione capovolta.

Potremo ora, con lo sgrossatore sinistro eseguire comodamente le passate necessarie dall'una
all'altra estremità fino al diametro voluto.

Attenzione! Prima di cominciare, accertarsi che la brida non vada a battere, all'estremità della corsa,
contro il carrello o il portautensili. E controllare anche, dopo le prime passate, .che la torni tura non risulti conica.

Per questo, misurare un'estremità del pezzo col calibro. presentandolo poi, nella stessa posizione, all'altra estremità: se il calibro passa senza forzare e senza gioco, la tornitura è perfettamente cilindrica.
In caso contrario... ahimé! è necessario provvedere alla correzione (a meno ché il difetto non sia ritenuto irrilevante ai fini del risultato).

Se il diametro è maggiore dalla parte della testa, significa che qui la punta è spostata verso l'indietro; e viceversa se questo diametro è minore. Le due punte non essendo perfettamente allineate. avviene che l'asse del pezzo non è esattamente parallelo alle guide: bisogna, dunque, girare la testa
di quanto occorre per il perfetto allineamento delle punte.

Di ciò tratteremo, in modo indiretto, nel paragrafo che segue.

 

Dal periodico Bollettino FIMF, per concessione del Consiglio direttivo FIMF
www.fimf.it